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Insultò la mamma di Aldro, processo all'agente
26 settembre 2013

Sarà processato per diffamazione il poliziotto Paolo Forlani, uno degli assassini di Federico Aldrovandi, il diciottenne che trovò la morte il 25 settembre di otto anni fa in una strada di Ferrara. La notizia arriva proprio il giorno dell'anniversario dell'omicidio, e a neanche una settimana dal concerto con cui, sabato scorso, l'Associazione Federico Aldrovandi lo ha ricordato.

Forlani postò dei commenti molto pesanti subito dopo essere stato condannato in Cassazione sulla pagina Facebook di Prima Difesa, un'associazione che difende alcuni poliziotti implicati in processi di vario genere, la cui presidente - Simona Cenni - è stata anch'essa rinviata a giudizio.

Il poliziotto aveva scritto: «Che faccia da c... aveva sul tg, una falsa e ipocrita, spero che i soldi che ha avuto ingiustamente (2 milioni di euro, risarciti dal ministero degli interni alla famiglia Aldrovandi, ndr) possa non goderseli come vorrebbe, adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie». In risposta a un commento di Simona Cenni, che così commentava una intervista di Patrizia Moretti, in cui la madre di Federico - come ha sempre fatto - chiedeva che gli agenti (condannati per omicidio colposo) scontassero la loro pena in carcere e che gli fosse tolta la divisa: «Avete sentito la mamma di Aldrovandi - aveva scritto Cenni - fermate questo scempio per dio. vuole che i 4 poliziotti vadano in carcere. io sono una bestiaaaaa».

Seguivano commenti di qualche altro utente, tutti pesantissimi e senza vergogna, visto l'accaduto. Uno qualificava addirittura Federico come "cucciolo di maiale". Ma la persona, un alpino, durante le indagini ha sostenuto di non aver scritto lui quella frase ingiuriosa, ma che - forse - un hacker sia era impossessato del suo account.

Intanto Forlani continuava a esprimere le sue opinioni: «Vedete gente - scrive - non puoi fare 30 anni questo lavoro ed essere additato come assassino solo perchè qualcuno è riuscito a distorcere la verità, io sfido chiunque a leggere gli atti e trovare un verbale dove dice che Federico è morto per le lesioni che ha subito...ma noi paghiamo per le colpe di una famiglia che pur sapendo dei problemi del proprio figlio non ha fatto niente per aiutarlo, mi fa incazzare un pochino e stiamo pagando per gli errori dei genitori, massimo rispetto per Federico ma mi dispiace, noi non lo abbiamo ucciso...».

Di verbali ce ne sono a bizzeffe, e le aule di tribunale hanno accertato che Federico è morto a causa dello schiacciamento che i poliziotti hanno operato sul suo torace. Come hanno sempre testimoniato le persone che conoscevano Federico - tra cui non si possono annoverare i quattro poliziotti che lo hanno incontrato quella notte - Federico era un ragazzo sano, felice, senza alcun problema. Il suo unico problema è stato incontrare quattro agenti di polizia che, come è stato appurato dalle indagini, hanno agito in maniera violenta e sproporzionata. Quello che non dovrebbe mai fare un poliziotto. Per tutti e quattro, però, il ministero degli Interni ha firmato il reintegro in servizio.

Per Forlani, però, ancora un passaggio in tribuanale: la prima udienza è fissata per il 1 ottobre.