Sono già stati scarcerati i due agenti di polizia che hanno scontato all'Arginone la condanna per la morte di Federico Aldrovandi. Luca Pollastri è tornato in libertà sabato, in anticipo rispetto al previsto per questioni tecniche legate ai conteggi sui permessi.
Paolo Forlani invece ieri ha usufruito di una giornata di permesso, e la scarcerazione avverrà nella giornata di oggi. I due poliziotti erano in carcere da fine gennaio, dopo che il Tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva respinto la richiesta di scontare con pene alternative al carcere i sei mesi di condanna (tre anni e mezzo) non coperti dall'indulto.
Libera anche Monica Segatto, ai domiciliari da metà marzo per decisione del tribunale di Sorveglianza di Padova, mentre per Enzo Pontani (da fine aprile anche lui ai domiciliari per l'applicazione del decreto svuota-carceri da parte del tribunale di Milano) se ne riparlerà a fine agosto poiché per un cavillo tecnico la sua posizione era stata esaminata un mese più tardi. "Giustizia non è ancora compiuta", ha dichiarato all'Ansa la mamma di Federico, Patrizia Moretti - Ci sono alcune cose ancora in sospeso e la giustizia va molto al di là di loro stessi, di quello che dovranno pagare o scontare".
Per Moretti, "giustizia sarà fatta quando la polizia non tollererà più comportamenti del genere". La madre di Aldrovandi ha detto anche di non attendersi alcun gesto da parte degli agenti, dopo i sei mesi di detenzione, per Luca Pollastri e Paolo Forlani quasi tutti passati in carcere: "Sono passati otto anni e di tempo per meditare ne hanno avuto. E si sono già ampiamente espressi in molte occasioni, direi che sono sempre stati coerenti", ha aggiunto, facendo presente di aver presentato querele. I quattro agenti sono stati sospesi dal servizio per sei mesi su decisione del Ministero dell'Interno.
Prima della detenzione erano rimasti per 28 giorni sospesi dal servizio, poi il provvedimento era stato "congelato" per tutta la durata della permanenza in carcere. Restano dunque da essere applicati altri cinque mesi di sospensione. "I procedimenti disciplinari non sono di mia competenza", si limita a dire l'avvocato Gabriele Bordoni, uno dei legali della difesa.
È anche pendente il giudizio davanti alla Corte dei Conti dell'Emilia Romagna, scaturito dalla contestazione di danno patrimoniale sollevata dalla procura regionale della magistratura contabile, per il risarcimento di 2 milioni di euro pagati alla famiglia dal Ministero dell'Interno e per il danno di immagine arrecato alla polizia. L'istruttoria è arrivata alle fasi finali. "Non abbiamo ancora ricevuto alcuna notifica - fa sapere ancora Bordoni - attendiamo gli atti".