Assoluzione immediata, senza nemmeno il dibattimento, per Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi. Il fatto non sussiste e non costituisce reato. Non ha mai diffamato Mariaemanuela Guerra, la pm di turno quando fu ucciso il diciottenne ferrarese all'alba del 25 settembre del 2005. Accolte in pieno le richieste di applicare l'articolo 129 del codice di procedura penale fatta da Fabio Anselmo, uno dei legali che ha seguito la famiglia Aldrovandi fin dalle prime, faticose, indagini preliminari. Assolti anche Alessandra Mura e Marco Zavagli, i giornalisti della Nuova Ferrara che tirati in ballo per aver riportato le dichiarazioni della madre coraggio ferrarese.
Il 25 gennaio scorso il procuratore capo di Mantova aveva ammesso di non aver letto la sentenza, già agli atti, emessa dal giudice Caruso, quella che condanna quattro agenti per l'omicidio colposo, ma ha chiesto comunque che la madre di Aldro fosse processata.
La Guerra accusava Patrizia Moretti di aver dichiarato alla stampa che il fascicolo era rimasto vuoto quasi per quattro mesi dopo le violenze di via Ippodromo. Un'idea che ha preso corpo, però, dalle dichiarazioni di uno degli imputati del processo bis. Non solo, la pm ha denunciato la mamma di Aldro anche perché ha dichiarato che era stata coinvolta dal Csm in un procedimento disciplinare da cui era stata prosciolta. In realtà si trattava di una valutazione per l'incompatibilità ambientale della pm stessa rispetto al caso che, dopo la controinchiesta della famiglia, lasciò alle cure di un altro pm, Nicola Proto, che gli diede tutt'altro tipo di impulso. Anche in questo caso, la dichiarazione della signora era partita dalle parole del procuratore capo di Ferrara, Minna, che dichiarò che la Guerra fu «verberata a sangue dal Csm», come ricorda a Popoff una delle madri-coraggio che ha inaugurato con la sua controinchiesta una nuova stagione di verità e giustizia per l'Italia.
La pm Mariaemanuela Guerra era di turno ma non si precipitò affatto al parchetto di Via Ippodromo forse depistata da chi la informò del "solito drogato" crepato su una panchina ma quell'ispettore sarà assolto in appello dall'accusa di averla ingannata. Che la droga non c'entri nulla con quell'omicidio è chiaro a tutti - meno forse ai legali dei quattro e a un politico "spregiudicato" tal Giovanardi da Modena - la domanda resta: perché quella mattina la pm non si recò sulla scena del crimine?
Resta, per i giornalisti della Nuova un altro procedimento civile al Tribunale di Ancona in cui la Guerra chiede un milione e mezzo di danni. Il processo penale per i giornalisti Daniele Predieri e il direttore Paolo Boldrini per altri due articoli usciti nel febbraio 2010, invece, si svolge a Mantova perché il giornale della Finegil editoriale si stampa nella città lombarda.