«Il servizio pubblico torni ad essere credibile», spiega Giuseppe Giulietti reclamando che la Rai si faccia carico della messa in onda di "E' stato morto un ragazzo", il film del cronista della Rai bolognese Filippo Vendemmiati dedicato alla vicenda di Federico Aldrovandi. La petizione lanciata dal sito di Articolo 21, di cui Giulietti è l'animatore, e dal blog della famiglia del diciottenne ferrarese ucciso da quattro agenti di polizia cinque anni fa, è già a quota 20mila dopo una sola settimana di permanenza in rete. Ora quella petizione sarà raggiungibile anche dal sito di Liberazione, il primo quotidiano a portar fuori da Ferrara una vicenda destinata altrimenti a restare insabbiata nei meandri della locale questura. Come ha riconosciuto un processo parallelo che ha già condotto alla condanna di tre poliziotti che contribuirono al depistaggio nelle primissime fasi dell'inchiesta.
Ieri il flim e la petizione sono stati presentati nella sede nazionale della Fnsi, «la casa comune di tutti i giornalisti» secondo una azzeccata definizione di Roberto Natale. E, dopo la prima al Lido, per il documentario è iniziato un tour che toccherà Roma, Firenze e altre città prima di approdare a Ferrara proprio il 25 settembre, anniversario dell'uccisione del ragazzo. Quel giorno sarà anche l'occasione per un confronto tra i comitati di verità e giustizia con l'ambizione di arrivare a forme di rete capaci di dare supporto legale e psicologico a chi si trovi nelle medesime condizioni in cui sono state costrette le famiglie Aldrovandi, Cucchi, Uva, Giuliani e così via con una lista che sembra non aver più fine. Quel giorno saranno consegnate anche le firme raccolte sul web perché venga vista dalla platea più vasta questa storia di «poliziotti felloni e poliziotti fedeli, chi si ispira alla Costituzione e chi fa strage dei valori fondamentali, giornalisti con il culto della verità e altri che hanno nascosto la notizia, testimoni che non hanno aperto bocca e quella donna camerunense che ha rotto il silenzio», ha spiegato Giulietti a una sala che vedeva presenti i dirigenti di Rai3, l'avvocato ferrarese Fabio Anselmo, la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, oltre agli autori del film su quello che poteva essere un delitto perfetto. Non fosse stato per una madre coraggio, un paio di avvocati intrepidi e per qualche giornalista non embedded.
Ci fosse stata la legge bavaglio una cosa così non si poteva fare, e nemmeno il blog, e manco le prime con le foto dei ragazzi uccisi che smentivano da sole le versioni ufficiali. «E se quella legge è su un binario morto - ricorda Natale - si deve anche alla battaglia di Patrizia Aldrovandi e Ilaria Cucchi a fianco di chi la contestava». Natale è uno che è andato a contare le agenzie dell'epoca in cui è uscita la condanna dei quattro agenti di Ferrara e ha scoperto che per sei lanci (in un mese) sul caso Aldrovandi ne uscirono 156 sul delitto di Meredith: «Cosa intendiamo per cronaca?». La domanda è la vita stessa di questo giornale.