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«Perché quel calcio?»
Processo Aldrovandi, testimoni contro gli agenti
Cinzia Gubbini
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)
8 dicembre 2007

Federico steso a faccia in giù, e sopra di lui un poliziotto. Un clima agitato: «Ho sentito una voce di donna che chiedeva: 'come ti chiami? E il ragazzo: Federico. E la donna: Figurati se è il tuo vero nome'». E' un passaggio della testimonianza di Lucia Bassi al processo per la morte del diciottenne Federico Aldrovandi avvenuta il 25 settembre 2005 a Ferrara dopo una colluttazione con quattro agenti di polizia,(tre uomini e una donna) imputati per omicidio colposo. Ieri sono stati ascoltati diversi abitanti della strada in cui federico è morto. Bassi è una delle pochissime testimoni oculari: «'Non riesco a ammanettarlo' diceva l'agente - ha raccontato - e la donna: perché gli hai dato un calcio in pancia?'». Poi le richieste di aiuto di Federico: «Aiutatemi». Anche altri abitanti della strada hanno sentito parole come «basta» pronunciate dal ragazzo. Ieri ha testimoniato anche Paolo Burini, uno dei migliori amici di Federico. Ha descritto Aldrovandi come un ragazzo sano, che faceva uso di droga occasionalmente per curiosità e perché interessato alla filosofia psichedelica. Ma ha raccontato anche l'atmosfera tesa quando tutti gli amici vengono convocati in questura: «Non ci dissero subito che era morto. Poi un uomo mi ha detto: 'Il tuo amico è morto perché era un drogato, anche tu sei un drogato. Sappiamo che siete tutti drogati'. Era l'ispettore capo della squadra mobile». Subito dopo il ragazzo viene portato a verbalizzare le sue dichiarazioni. Anche qui, altri problemi: Burrini chiede di correggere il verbale in due o tre punti «soprattutto dove avevano scritto che Federico lavorava in pizzeria per comprarsi la droga, perché io non l'ho mai detto'». Poi firma il verbale senza rileggerlo «E' stata una leggerezza», dice.