Sono tornati al tramonto da Via Ippodromo, dove si concluse il misterioso e violentisimo controllo di polizia in cui fu ucciso Federico Aldrovandi il 25 settembre di due anni fa. In molti avevano un fiore giallo al bavero, hanno acceso le fiaccole e si sono incamminati verso Piazza Trento e Trieste, cuore di Ferrara, dove sono arrivati in centinaia. Il luogo è ormai consueto per chi s'è battuto per rendere visibile la battaglia di verità e giustizia su un caso che ha scosso l'Italia solo dopo la decisione dei familiari e degli amici del diciottenne di denunciare la vicenda su un blog dopo cento lunghissimi giorni di silenzio assordante. La ripresa dell'iniziativa avviene a una settimana dall'udienza preliminare che vede accusati di omicidio colposo i quattro agenti in cui s'imbatté un ragazzo disarmato, pacifico e che non stava commettendo reati. Solo dieci giorni fa la scoperta, nella cassaforte della questura di alcuni reperti mai messi a disposizione del pm che ha ereditato e impresso una svolta alle indagini. Spiegano i genitori di Aldro che sono scesi in piazza una settimana prima del processo perché il 20 giugno «non abbiamo motivo di manifestare. Finalmente un giudice potrà esprimersi. E' quanto chiediamo da quasi due anni. La strada è ancora molta da fare, ma in quel momento attendiamo fiduciosi le parole del giudice. Per favore nessun assembramento quel giorno».
«E' un momento importante, anche dopo le ultime scoperte, che la città torni a mobilitarsi dopo il grande corteo a un anno dai fatti. La risposta della cittadinanza rivela che Ferrara non ha dimenticato», commenta Elisa Corridoni, della segreteria provinciale del Prc. «Per noi è doveroso esserci - aggiunge il segretario regionale Prc Nando Mainardi - dopo la morte senza senso di un ragazzo e gli inquietanti tentativi di depistaggio».